Assobiomedica: no a una spending review con la rinegoziazione dei contratti

Rimondi: “sarebbe assurdo ripristinare i prezzi di riferimento già bocciati dal Tar del Lazio e ancor più grave sarebbe rinegoziare i contratti” 

Roma, 18 marzo 2014 – “Sarebbe assurdo ripristinare i prezzi di riferimento dell’Autorità garante per i contratti pubblici (AVCP) pubblicati nel 2012 e già bocciati dal Tar del Lazio. Ancor più grave sarebbe l’ipotesi di rinegoziazione forzata e unilaterale dei contratti in essere non adeguati a tali prezzi. Se le indiscrezioni circolate sulla stampa oggi fossero vere, il nostro Paese verrebbe esposto all’ennesima perdita di faccia di fronte alle istituzioni internazionali, e soprattutto di fronte agli investitori internazionali, che avrebbero una validissima ulteriore ragione di fuggire, con i loro capitali e con le loro imprese, da un Paese che considera i contratti in vigore fra PA e imprese come carta straccia”. Questo il commento del Presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi, sulle voci, pubblicate oggi suMilano Finanza, che ipotizzano risparmio di 700 milioni dalle forniture della sanità.

“Sulla ricontrattazione unilaterale – ha dichiarato Rimondi – è pendente e in corso di verifica presso l’UE una procedura, avanzata da Assobiomedica, e confidiamo che non si voglia insistere su questa strada. L’Europa ha già messo sotto osservazione il nostro Paese per l’indecorosa situazione dei ritardati pagamenti della PA, sarebbe il colmo essere sanzionati, tra l’altro giustamente, anche per la pretesa di disdire unilateralmente, da parte della PA, contratti validissimi stipulati fra le parti a seguito di altrettanto valide gare d’appalto, espletate in conformità alle normative europee. Sarebbe veramente ora che la PA accettasse il criterio, valido in tutto il mondo ma negletto in Italia, che rispettare i contratti non è un optional, ma un dovere, e questo rispetto vale sia per i prezzi stabiliti nella gara sia per il pagamento delle forniture”.