Assobiomedica: rilanciare la sanità oltre la riforma

Il Presidente Boggio: “indipendentemente dall’esito del referendum vanno trovate soluzioni di sistema per rilanciare l’innovazione e la ricerca, l’occupazione, la programmazione e l’organizzazione sanitaria”

“È urgente trovare soluzioni di sistema per rilanciare la Sanità con interventi strutturali, ma anche e soprattutto di politica industriale. Vanno valorizzate l’innovazione e la ricerca, l’occupazione, la programmazione e l’organizzazione sanitaria. Solo un percorso di condivisione e concertazione consentirebbe a tutte le parti, ossia il Governo, le Regioni, l’industria, i lavoratori di essere pronti alle sfide della finanza pubblica, dell’innovazione tecnologica e dei cambiamenti dell’economia”. Questa la proposta lanciata oggi dal Presidente di Assobiomedica, Luigi Boggio, in occasione dell’iniziativa “Referendum e Sanità, quale futuro?”, promossa dall’Associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di dispositivi medici.

“Indipendentemente dall’esito del referendum – ha dichiarato il Presidente di Assobiomedica -, il mondo della Sanità deve affrontare alcuni temi urgenti e cruciali: i rapporti fra centro e periferia e la definizione delle loro specifiche competenze; un impianto normativo condiviso nei valori e nei principi; lo sviluppo di un management tecnico nelle ASL, nelle Regioni, nei Ministeri. Vi sono aree di miglioramento nella Sanità pubblica e l’industria del dispositivo medico può contribuire a rendere il Servizio sanitario tecnologicamente avanzato, sostenibile e competitivo. Purtroppo la recente contrazione degli investimenti delle imprese del 25% rispetto agli anni passati dimostra come il circolo virtuoso che lega Servizio sanitario nazionale e industria non venga potenziato. Serve una politica – ha concluso Boggio – che valorizzi le relazioni fra mondo clinico, imprese, start-up, centri di ricerca, università, ovvero uno dei settori dell’economia della conoscenza, dove il nostro Paese può ancora competere allo stesso livello degli altri Paesi e non subire la concorrenza delle nuove economie”.