Ricerca, Assobiomedica: creare reti specialistiche per rendere il Paese più competitivo

Il Presidente Boggio: “misure di spending review e payback hanno pesato sulle imprese portando a un calo degli investimenti esteri del 51%”

“Apprezziamo l’impegno del Governo nel voler puntare sulla ricerca sanitaria per dare un contributo allo sviluppo del Paese. L’Italia ha eccellenti centri di ricerca con altissime professionalità, che però si muovono in modo autonomo con spinte individualistiche. Occorre mettere queste risorse a sistema, creando reti specialistiche che possano proporsi come unico interlocutore con la massa critica oggi richiesta. La creazione di reti specialistiche garantirebbe anche all’Italia una migliore capacità competitiva per aggiudicarsi maggiori finanziamenti europei rispetto a quanto avviene oggi con la possibilità di presentare un minor numero di progetti, convogliando le risorse a disposizione”. Questo, in sintesi, l’intervento del Presidente di Assobiomedica, Luigi Boggio, agli Stati generali della ricerca sanitaria che si svolgono oggi e domani a Roma.

“Le imprese del dispositivi medici – ha dichiarato il Presidente Boggio – hanno investito in ricerca e innovazione circa 1,2 miliardi nel 2014 con una crescita del 21% rispetto al 2010. Abbiamo però registrato dei campanelli di allarme con un calo del 51% in quattro anni degli investimenti esteri. Purtroppo il nostro paese non riconosce ancora l’innovazione come elemento di ottimizzazione e di risparmio per il SSN, la valutazione clinico-economica dell’innovazione non ha ancora un sistema nazionale e uniforme di regole. Ci auguriamo che il tavolo dell’innovazione istituito dal Ministero della Salute risolva queste mancanze e dia slancio al sistema”.

“Purtroppo le spending review e la riduzione delle risorse destinate alla Sanità – ha concluso Boggio – stanno spingendo le imprese a disinvestire in Italia. Il nostro Servizio sanitario dovrebbe farsi promotore nell’acquisizione di nuove tecnologie, mentre oggi si guarda principalmente al prezzo più basso, ignorando la qualità e il loro alto contenuto innovativo. Con il payback sui dispositivi medici non si farà che togliere alle imprese ulteriori risorse, ovvero quelle equivalenti agli investimenti in ricerca, che valgono lo stesso 6% del fatturato chiesto per lo sforamento dei tetti di spesa”.